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TERZA PARTE-DUE DI ASSO HIMALAYA


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La scuola Tibetana

[8th May 2009] Durante il volo verso Leh abbiamo
incontrato il Professor Chodun, rifugiato tibetano che ora vive in
Italia e collabora con l’associazione Ecohimal di Chiasso per
mantenere e coordinare una scuola per bambini nella periferia sud
di Leh.
 Chodun è una persona molto simpatica e parlando
perfettamente italiano non è stato difficile stringere amicizia.
Così oggi, approfittando del bel tempo, ci siamo diretti verso la
periferia per andare a visitare la scuola tibetana. I sobborghi di
Leh sono un deserto arido attraversato da polverose strade per lo
più militari, in mezzo a questo  nulla sorge la scuola New
Millennium Children che ospita attualmente 170 bambini di diverse
religioni, buddisti, tibetani e musulmani.
 Qui i bambini possono studiare, mangiare e dormire la
notte. Quando entriamo nel cortile della scuola i bambini sono
tutti ordinatamente disposti sul piazzale indossando la loro divisa
scolastica. Cantano tutti assieme l’inno della scuola e poi, sempre
sul piazzale, cominciano la loro lezione. Un bambino a turno si
alza in piedi e, a voce alta, enuncia una domanda di carattere
generale. I bambini che sanno la risposta si alzano in piedi e
rispondono sempre a voce alta. ll premio per “il gioco del
quiz” è l’applauso di tutti gli altri bambini.
 La disciplina e l’ordine con cui si muovono questi bimbi è
incredibile così come lo sono i loro sorrisi su quei visi tondi
scuriti dal sole.  Ai bambini tibetani piace andare a scuola e
sembra che ci si divertano un sacco. Sempre ordinatamente, finito
il momento del gioco e del canto, si alzano e,divisi per età,
entrano nelle varie classi per continuare la lezione con gli
insegnati.170 bambini che si muovono composti, ordinati ma allegri
è uno spettacolo magnifico.
 Assieme al Professor Chodun troviamo due ragazzi svizzeri
che sono giunti a Leh come rappresentanti dell’associazione di
Chiasso che supporta la scuola. Hanno fatto un pò di fotografie e
ci hanno spiegato come la loro associazione supporti la scuola da
diversi anni. Il professor Chodun era membro del comitato
organizzativo del Dalai Lama durante il suo viaggio in Italia e lo
stesso Dalai Lama ha fatto visita alla scuola in passato elogiando
l’operato del monaco che dirige l’istituto, Thuptsan Wangcugk.
 Vicino alla scuola sorge anche un piccolissimo monastero
dove trovano alloggio sei monache tibetane a cui abbiamo fatto
visita. Le monache tibetane ed i loro monasteri sono numerosi come
quelli maschili ma poco conosciuti e spesso le monache faticano a
trovare supporto e sostentamento. L’associazione svizzera si è
impegnata ad aiutare anche queste religiose costruendo un piccolo
pozzo e sistemando la costruzione che le ospita. Durante la visita
siamo stati omaggiati di una tradizionale sciarpa bianca in stile
tibetano che è stata posta sulle nostre spalle. Un gesto molto
simbolico.
 Tornati alla scuola abbiamo registrato i bambini cantare
e, tutti assieme, siamo andati a mangiare nella sala mensa. 170
bimbi si sono messi ordinatamente in fila per riempire la propria
scodella ed hanno pazientemente aspettato che tutti si fossero
seduti. Dopo la preghiera di ringraziamento hanno sollevato la
ciotola al cielo ed hanno iniziato a mangiare. Se 170 dei nostri
bambini si ritrovassero a mangiare in un unica stanza sarebbe il
delirio mentre in quella sala tutti mangiavano felici ed ordinati.
Bellissimo!!!

Srinagar e il mercato sull'acqua


[12th May 2009] Sveglia alle 4:30. Usciamo dai nostri

sacchi a pelo e ci vestiamo in fretta a bordo dell’houseboat. Sul
lago Nageen è ancora buio e nell’acqua si specchia ancora la luna
quasi piena. L’umidità rende ancora più fredda l’aria e quando
arriva Kadir, il  nostro amico tra la gente del lago, siamo
coperti con gran parte del nostro equipaggiamento da montagna.
Saliamo a bordo della sua shikara, la canoa con cui faremo visita
al famoso mercato sull’acqua di Srinagar.
Avvolti in una coperta di lana scivoliamo in silenzio sull’acqua
ancora scura mentre risuona l’Asham, la preghiera del mattino dei
musulmani che scandisce la giornata come le nostre campane. Da ogni
piccolo canale compaiono come ombre i contadini portando
sulle  lunghe canoe le proprie mercanzie.
Quando il sole comincia ad albeggiare raggiungiamo uno spiazzo
nella laguna dove si svolge il mercato, qui già si affollano i
compratori ed i mercanti, tutti rigorosamente a bordo delle proprie
imbarcazioni. Chiamano a gran voce i propri prodotti urtandosi e
spingendosi con i remi ed i fianchi delle barche tra un salamelecco
ed una stretta di mano.
Ortaggi, verdure e fiori, mercanzie che passano da una canoa
all’altra seguendo il vociare delle offerte. Qualcuno ci si
avvicina offrendo spezie e semi dilungandosi in saluti e
complimenti per il “bel paese”. In fondo al canale qualcuno si
spinge, qualcuno alza la voce ed un mezzo teatrino anima una
trattativa dove due compratori si contendono animatamente la stessa
merce.
Ormai il mercato è pieno e in quello specchio d’acqua si
affollano quasi 70 barche, un curioso spettacolo che si ripete ogni
giorno a Srinagar e che ci ha spinto qui dai monti del Ladakh.
Alle sette è tutto finito. Le barche si allontano e dalle facce
si capisce chi ha fatto buoni affari e chi non ha avuto fortuna. Un
leggero vento si alza e ci dirigiamo verso la terra ferma per
visitare i famosi giardini del Mugol ed immergerci nel caos
incontrollato dei bazar del centro. Il traffico è incredibile e
nessun europeo sarebbe in grado di affrontare la guida di un
qualsiasi veicolo in quella bolgia di clacson e mezzi scassati.
 “Where are you from Sir?!”, “Come to see my
shop, Sir!!”. Ci è impossibile passare inosservati, mentre
Enrico scatta le sue polaroid io mi preoccupo di fargli da guardia
ma, ad ogni scatto, il miracolo della foto istantanea attira sempre
più curiosi pronti a mettersi in posa intasando il già caotico
flusso stradale e dando vita a concerti di clacson.
Ogni foto è una lotta dove devo applicare tutta la mia pazienza
per spiegare loro che le Polaroid di Enrico le possono vedere ma,
visto che è per questo che siamo venuti dall’Italia, non possono
cercare di tenersela come ricordo. Anche se,
”Enrico-Baba“, a più di un bimbo non ha saputo
dire di no .
 Nel pomeriggio torniamo alla houseboat attraversando i
canali formati dalle case galleggianti e le coltivazioni realizzate
su instabili fazzoletti di terra rubati all’acqua dai
contadini.
 Questa è Srinagar, la capitale del Kashmir, una delle
regioni musulmane all’interno dell’India. E’ una città fatta di
gradi contrasti, tra la quiete e la naturale bellezza del lago ed
il caos e la cultura islamica della città, fatta di eccessi e
contraddizioni forti. E’ uno splendido posto da vedere in questi
territori così vicini alle grandi montagne. Chiamato il giardino
verde, il Kashmir, offre uno scenario completamente differente da
quello arido e aspro dell’altopiano.
 Non abbiamo avuto grosse difficoltà durante la nostra
permanenza ma godevamo già di una discreta dimestichezza nel
muoverci in simili ambienti, se è la prima volta che visitate una
città musulmana in Oriente conviene trovare una guida locale che
possa seguirvi e consigliarvi durante il viaggio. Non sono città da
prendere alla leggera per la complessità dei sistemi che le
governano, qui gli errori possono costare caro anche se la
popolazione si è dimostrata amichevole ed aperta.
In Srinagar si trova una moschea antica di quasi ottocento anni
e fu’ da questo luogo che l’Islam di diffuse in tutta la regione,
in Pakistan e nel nord dell’India. Incredibilmente il primo
religioso ad introdurre questa religione non proveniva dal mondo
arabo ma bensì dal sud della Russia.
In questi giorni son in atto le elezioni e presto si saprà se le
tensioni che corrono sotto la superficie di questa città si
scioglieranno o inesorabilmente cresceranno travolgendo tutto. Io
spero che questa città ce la faccia, che sia in grado di aprirsi ai

visitatori
stranieri offrendo loro le proprie meraviglie. Purtroppo
questo è qualcosa che avverrà solo se il Governo Indiano e la
Comunità Islamica che risiede in Khasmir, ora diviso tra Pakistan
ed India, sapranno trovare un punto d’incontro. La mia esperienza è
troppo superficiale per capire appieno la natura di tali tensioni e
posso augurare a questa gente solo buona fortuna.
Se decidete di visitare Srinagar accertatevi della situazione
politica e trovatevi un buon accompagnatore locale, in questo modo
non avrete problemi a godere di un magnifico viaggio. Come
raccontato in un altro articolo lasciate stare la strada
Leh-Srinagar: la Farnesina sconsiglia caldamente quella strada, noi
l’abbiamo voluta testare comunque ma non è un esperienza per tutti
ed anche quei pochi farebbero meglio a lasciar perdere dato il
rischio di ritrovarsi a fondo valle. Forse, tra qualche anno, 
si potrà godere in sicurezza il magnificò panorama del Drass e del
ghiacciaio.
Noi ripartiremo per Leh mercoledì tredici sperando che queste
giornate di sole caldo abbiano liberato dalla neve la valle per il
nostro trekking attraverso il Marka e lo Zangscar Range. Si torna

tra i monti!!

I due Assesi finiscono sul giornale del Kashmir


[13th May 2009] Ieri, durante la nostra  visita

nella città di Srinagar, siamo stati contattati da un reporter del
Greater Kahsmir,  il giornale più importante e bilingue della
capitale.
Il giornalista, Faheem Aslam, aveva deciso di contattarci una
volta saputo che due stranieri, un alpinista ed un artista
fotografo dall’Italia,  erano in città ed erano riusciti a
visitare e fotografare, con una vecchia macchina polaroid, alcuni
dei luoghi più interessanti di Srinagar.
I due erano riusciti persino a farsi ricevere riprendendo alcune
delle più vecchie moschee della città solitamente inaccessibili
agli stranieri e ai non musulmani.
Noi siamo rimasti sorpresi dell’invito a vistare la redazione ma
abbiamo accettato di buon grado trascorrendo  con il
giornalista una buona oretta  raccontandogli il nostro
progetto e le nostre impressioni sulla città. La nostra sorpresa è
stata doppia quando abbiamo scoperto che la nostra intervista è
stata pubblicata con tanto di foto in terza pagina del quotidiano
di oggi .  Faheem Aslam mi ha inviato per email anche 
l’indirizzo web dove è stato pubblicato l’articolo:  Greater
Kashmir.
Intanto pubblico qui l’articolo in Inglese, spero che il buon
Ivan mi aiuti a tradurlo perché da qui ho pochissimo tempo per
utilizzare la connessione ad Internet. I due assesi sono finiti sul

giornale del Kashmir, quasi un primato!!


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