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QUARTA PARTE-DUE DI ASSO HIMALAYA

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Good Morning Kashmir

[Pubblicato al rientro] A 22 anni ero sul confine tra
Afganistan e Pakistan a parlare con il generale di un territorio
grande come il nord Italia per farmi dare “in prestito” un
ponte. Solo qualche giorno prima assistevo ad una manifestazione
studentesca dove ad aprire il corteo c’erano ragazzi con i
Kalashnikov mentre la polizia presidiava in assetto da
combattimento la pompa di benzina del villaggio. Io guardavo la
scenetta appoggiato ad un monumento a forma di missile al centro
della piazza .
Detto così può sembrare “figo” ma in realtà è tutto
molto stupido perchè nonostante l’esperienza continuo a cacciarmi
nei guai.
Un imbroglione di nome Dharma era riuscito a scucirci una cifra
invereconda per portarci fino a Srinagar in un’imprevista
deviazione del nostro viaggio tra i monti. La città però si era
dimostrata subito interessante ed eravamo riusciti ad entrare in
contatto con il principale quotidiano in lingua inglese del
territorio:il Greatest Kashmir.
Così, il giorno dopo una lunga intervista, la mia faccia e
quella di Enrico svettavano sul quotidiano. Perché ci avevano dato
tanto spazio? Semplice, la città era presidiata dai militari a
causa delle elezioni, tutti i negozi erano chiusi e piccoli scontri
tra separatisti ed esercito si verificavano nelle strade con
regolarità. Probabilmente ci intervistarono perché eravamo gli
unici turisti occidentali che se ne andassero a zonzo per Srinagar
( …e anche perché mi lasciai sfuggire che Enrico era il più famoso
fotografo italiano in incognito)
Niente di esageratamente speciale sennonchè  il giorno
seguente si presentarono da noi un paio di tizi che avevano letto
il giornale e volevano presentarci un’importante personalità
politica locale. Pensate sia possibile convincere Enrico a non
infilarsi in un guaio? Nossignore, tuttavia mi aspettavo di
incontrare il solito anonimo “papavero” locale che voleva darsi
arie.
Il Kashmir è un territorio a maggioranza mussulmana all’interno
dell’induista India ed è fortemente conteso dal Pakistan. Nel ‘99
ci fu anche una mini-invasione che durò una decina di anni ma ciò
che scuote ora il Kashmir è la forte spinta secessionista ed
indipendentista di stampo religioso: insomma un bel caos.
Atraversammo un paio di stradine e raggiungemmo una piccola casa
nel centro della città. Togliendoci le scarpe ci infiliamo su per
una piccola scala mentre, piano dopo piano, aumentavano il numero
di persone armate. Alla fine entriamo in una stanza piena di gente
barbuta ed armata di mitra mentre sul letto c’era un tipo mezzo
moribondo. “Quando ti accorgi che le cose stanno prendendo una
brutta piega è sempre troppo tardi”.
Il tipo sdraiato si alzò e ci guardò mezzo imballato, io lo
riconobbi perché la sua faccia era nell’articolo accanto a quello
dove comparivamo Io ed Enrico: eravamo stati tanto stupidi da
finire davanti a Muhammad Yasin Malik, il leader
del partito separatista Kashmiro che l’esercito aveva posto agli
arresti domiciliari (dopo avergli dato un evidente ripassata in 6
anni di prigionia) perché non interferisse con le locali elezioni.
In quell’attimo silenziosamente snocciolai un intero rosario di
bestemmie contro la mia stupidità!!
Malik ci guardava senza capire cosa centrassimo e, ad essere
onesto, anche io me lo stavo intensamente domandando. Uno dei suoi
subalterni, quello che ci aveva accompagnato, spiegò in inglese che
eravamo due famosi europei e che eravamo venuti per ascoltare e
raccontare la sua storia. Apriti cielo, malconcio si tirò a sedere
e cominciò un mezzo comizio: vuoi non stare ad ascoltare il capo di
un gruppo armato di separatisti mussulmani quando sei stato tanto
stupido da finire nella tana del lupo?
La situazione però era ridicola perché io ed Enrico eravamo
probabilmente le due persone meno empatiche con tutta questa storia
che si potessero trovare in tutta l’India ma, noblesse
oblige, centellinavo ogni singola parola in inglese
ringraziandolo per l’incontro mentre in italiano, ma sempre 
con il sorriso, cercavo di spiegare ad Enrico in che guaio ci
eravamo cacciati facendogli capire che era tempo di tagliare la
corda, in fretta!!
Per accomiatarci raccontai la storia della macchina Polaroid di
Enrico, una macchina d’epoca che usava pellicole molte preziose ed
ormai molto rare. Gli raccontai che con quel tipo di fotografia
erano stati immortalati tutti i grandi leader politici del mondo e
spiegai a Malik che Enrico sarebbe stato molto onorato di
scattargli un paio di foto prima di andare.
Birillo a me non me ne frega nulla di fargli le foto a sto
tipo!! Poi sai quanto costano le pellicole!!” Ogni tanto
prenderei a badilate quella sua testaccia. “Ora - gli
dissi sempre sorridendo – fai due o tre foto, gliele regali
sorridendo ed andiamo via, se no ti butto io da quella cazzo di
finestra!!!”. Così Enrico si misi a scattare polaroid a Malik
mentre si metteva in posa come un novello Che Guevara: delle tre
che ne fece gliene regalammo due.
Grandi inchini e grandi saluti abbiamo preso comiato
dall’allegra compagnia ridiscendendo le scale che ci riportavano
verso l’uscita. Uscendo dalla casa mancammo di poco un squadra
dell’esercito che, fortunatamente per noi, non ci vide lasciare la
casa (se no eravamo ancora là a spiegargliela agli indiani!!).
I miei “spider”, i mei congegni informatici che
scrutano il web, hanno trovato proprio ieri una notizia su Muhammad
Yasin Malik. Il leader del Fronte Indipendentista del Kashmir e
Jammu è stato infatti nuovamente arrestato insieme ad altri sette
dirigenti del partito [OutlookIndia: JKLF Chairman, Seven Others
Taken Into Custody].
Per alcuni Kashimiri è un eroe, per altri un criminale, per gli
Indiani è un pericoloso ostacolo mentre per i Pakistani è un leader
mussulmano immune alle loro lusinghe. Per me? Per me è “una
mezzora di vita fin troppo intensa”.
La morale? Semplice, a Dio piace salvare la pelle agli sciocchi
e noi a volte sembriamo i suoi prediletti!!

Ritorno a Leh

[14th May 2009] Siamo di nuovo a Leh ma la situazione
della neve non è cambiata. Il passo verso Manali è ancora chiuso
mentre quello per la Numbra Valley è aperto ma con molte
difficoltà. La nostra spedizione ha a propria disposizione molto
tempo ed una delle prime cose che mi hanno insegnato ad avere in
montagna è la pazienza, spesso evita i guai.
 La mia preoccupazione non è la neve di per sé, ma bensì
come si scioglierà. Se dovesse sciogliersi in gran quantità per via
di queste giornate di sole c’e’ il rischio che i fiumi della valle
vadano in piena e si riempia di fango ogni cosa. Parlando con i
locali mi hanno detto che in passato quando questo è avvenuto
parecchi trekkers si sono ritrovati in guai seri uscendone
letteralmente con “le ossa rotte” .
 Se la neve regge e si lascia andare piano piano non
dovremmo avere problemi e potremmo fare foto ammantate di bianco.
Nel frattempo ci teniamo in forma facendo piccoli trekking attorno
a Leh e cercando di conoscere quanto più possibile della cultura
locale.
 Sono passati solo 10 dei 90 giorni a nostra disposizione
ed è incredibile quante cose siamo riusciti a vedere di questo
posto straordinario.



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