Prima di iniziare vorrei proporre due libri:
LA DONNA NELLA PREISTORIA, di Margaret Ehrenberg, pp.320
AYALA-FIGLIA DELLA TERRA, di Jean M. Auel, serie i figli della terra.
Il genere umano ha vissuto varie tappe e, a seconda, si sono verificati cambiamenti dei ruoli.
La preistoria, per sommi capi, si può dividere in due grandi periodi: paleolitico e neolitico.
Paleolitico:
la comunità era nomade e sopravviveva con la caccia e la raccolta. La prima era una mansione tipicamente maschile, mentre la seconda era un ruolo svolto dalle donne del gruppo. Era molto importante, perché, non sempre, la caccia dava dei frutti e così il clan non moriva di fame grazie alla raccolta di frutta, radici, erbe delle donne. Queste, perciò, non solo si prendevano cura dei bambini e degli anziani ma procacciavano una parte di cibo. Le donne, nella preistoria acquisiscono una conoscenza molto importante del mondo vegetale, sanno riconoscere le piante e i loro benefici , sanno dove trovare i luoghi più produttivi e , per tale motivo, gli spostamenti non erano basati sull'inseguimento degli animali, ma in base alla raccolta. Perciò erano le donne ad indicare le migrazioni. Alcuni clan vedevano le donne sottomesse agli uomini, ma in altri vigeva il matriarcato e solo in un secondo momento, mutò la situazione
Neolitico:
nelle sei nazioni, in America, c'era il matriarcato.
Gli irochesi:
popolazione nordamericana, stanziata tra Stati Uniti e Canada che comprendeva le seguenti tribù: Cayuga, Mohawk, Oneida, Onondaga, Seneca e Tuscarora.
I clan si basavano sulla matrilinearità. La lega puntualmente si riuniva in consiglio, costituito da 50 capi (sachem), eletti dalle donne (matrone). Questi dovevano discutere e proporre delle scelte che solo dopo l'approvazione dell'intera popolazione, venivano attuate. Il matriarcato si era consolidato perché queste tribù, anche se la caccia e la pesca degli uomini era presente, sopravvivevano grazie alla coltivazione di diverse varietà di mais, fagioli e zucche delle donne che, erano, anche, le proprietarie dei terreni e delle case.
Si può, quindi dire, che fu la donna ad inventare l'agricoltura, 10.000 anni or sono.
Se si vuole avere oggi giorno uno spaccato simile alla vita dell'epoca preistorica, si può guardare la tribù dei Pigmei, nel centro dell'Africa. Ancora oggi le donne si occupano della pesca, delle tartarughe, di piccoli pesci e di granchi, raccolgono miele, frutta, insetti, soprattutto le termiti. I cibi vengono, poi, cotti a vapore.
L'evoluzione della nostra specie spinse le comunità verso nuove forme di vita sempre più complesse e sempre più basate sulla differenziazione dei ruoli e la marginalità di alcuni componenti. Infatti da procreatrice e capo saldo del gruppo, man mano la donna scivola sempre più nell'oblio. Con l'introduzione della lavorazione dei metalli e, di conseguenza, lo sviluppo tecnologico il maschio si eleva di ruolo ridimensionando sempre più quello della donna che alla fine diventa generatrice di vita e nutrice. Essa viene sempre più soggiogata dall'uomo e finisce relegata in una sfera marginale della società.
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