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STORIA DEI LIBRI: PARTE PRIMA-NASCITA DELLA CARTA E DELLA SCRITTURA

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LA CARTA:
ORIGINI

Si pensa che il nome carta provenga  dal latino charta che si ricollega al greco charassò, incidere, scolpire. Per i termini stranieri, paper, papel e papier, da papiro, pianta usata dal 3000 a.C dagli egizi e in seguito dai greci e dai romani. Si usava la pelle al nord , perché il clima troppo rigido non consente la crescita del papiro. In Cina, invece, impiegavano il bambù, anche se poi risultava disagevole il trasporto degli scritti, per questo veniva impiegata anche la seta.  La prima descrizione che abbiamo sulla produzione di un materiale per poter incidere risale al 105 a.C.. Degli scavi hanno portato alla luce una tomba dove dentro si trovava una gran quantità  di carta da corteccia che riportava incisa una mappa. Secondo la tradizione fu Ts'ai Lun, un eunuco di corte, a produrla per la prima volta, usando corteccia di gelso e per 500 anni circa la produzione della carta rimase confinata nella Cina. Dopo giunse, dapprima in Giappone, ed in seguito nella restante Asia centrale. A portare questo materiale in Europa furono gli arabi. La prima cartiera europea è stata creata in Spagna, a Jativa, nel 1150, anche se si spensa che fu la Sicilia il primo luogo europeo a produrre la carta, perchè già dominata dagli arabi. A tal proposito, esiste una testimonianza che risale al 972,: un viaggiatore arabo, tale Ibn Hawqal, visitò Palermo (Balarm), dichiarando che durante il suo soggiorno in Sicilia vide la carta. Per questo anche se non ci sono reperti in questione si crede che a Palermo, sotto la guida delle autorità dell'epoca, venisse prodotta, infatti era una consuetudine degli arabi la produzione e l'uso di questo materiale, era anche una questione di principio. Intorno al XII secolo un certo Polese da Fabriano impiantò nel Reno, vicino a Bologna, una fabbrica per produrre la suddetta. Nei secoli seguenti l'uso si ampliò per tutta l'Europa.  In America, invece, è stato notato che gli anitichi Maya conoscevano questo materiale che chiamavano amate.
Una carta molto famosa è quella di Fabriano.Un vero e proprio made in Italy. 
Siamo intorno al 1200 e nelle Marche sorge la prima grande cartiera dove viene prodotta la carta, partendo dalla preparazione della pasta utilizzando i magli. Questi poichè lavorano in verticale, sfibrano la canapa ed il lino molto più velocemente e in modo migliore, così da ottenere una qualità più pregiata. In questa cartiera venne modificato anche il telaio da immersione, che utilizzava un intreccio di ottone e per la fase della collatura anzichè impiegare l'amido  di riso o grano veniva adoperata una base di gelatina animale, che migliorava l'impermeabilità e la resistenza agli effetti dei microorganismi e degli insetti. La produzione ebbe un grande successo al punto che in Italia settenionale, ben preto sorser, in vari luoghi, nuovi centri di produzione. Sulla sponda occidentale del Lago di Garda, nelle valle del Toscolano e nel territorio della Repubblica Veneziana sorsero molti mulini. La carta italiana, migliore e più economica e cristiana, ben presto si impose in tutta Europa. La produzione rimase monopolio della nostra nazione fino al XVII sec. compreso, quando gli olandesi introdussero un nuovo metodo per ottenere una carta più bianca ma meno restistente. Baskerville, in Inghilterra, nel 1750 adottò un'innovazione così da eliminare ogni traccia di vergatura, realizzando la wove paper. Il monopolio passò in mano in inglese ma non per molto perché il padre dei fratelli Montgolfier, elaborò la carta velina. Per sbiancare il foglio uno svedese, alla fine del 1700, scoprì l'uso del cloro, riducendo però la durata del medesimo. Da questo momento in poi le attenzioni sono rivolte sia ai metodi di sbiancamento, senza però perdere la qualità, sia alla produzione di carta più economica, più lunga, per consentire diverse applicazioni, cercando materie prime differenti. Nella prima metà dell '800 Keller depositò un brevetto per una pasta preparata dal legno che grazie all'impiego di un nuovo apparecchio per la sfibratura produsse il tipo di foglio impiegato nella stampa periodica. Con la chimica e le nuove scoperte in tale campo, soda e potassa, si ottenne un bianco migliore, ma ben presto vennero sostituite dal bisolfato. Con il nuovo procedimento al solfato venne ideata la carta da imballaggio, carta Kraft molto robusta. Grazie, comunque, all'innovazione della carta derivata dal legno il prezzo di questa scese al punto che divenne un prodotto di largo consumo. Possedere un libro o un giornale, prima era per pochi, e l'analfabetismo era assai diffuso. Ora, grazie all'economicità taggiunta, la produzione di libri, quaderni, giornali diventa alla portata di tanti. Con la rivoluzione della carta si può dire che è nata una nuova classe sociale quella impiegatizia; tutto questo è stato dovuto dalla rivoluzione industriale che, sotto questo aspetto ha portato dei grandi benefici.
mentre la carta si migliorava sempre più, un altro aspetto prendeva maggiormente forma e anch'esso era teso a costanti migliorie. la scrittura dei caratteri e le macchie da stampa, insomma un mondo gira intorno a questo materiale che oggi giorno viene sostituito anche dal digitale.

Se si è interessati a Fabriano c'è il museo della carta e della filigrana nel lnik che posto di seguito potete trovare gli orari e i prezzi.
Museo della Carta e della Filigrana


I LIBRI:

La storia dei libri è imprescindibile dalla storia della scrittura. Per questo parto dalle prime forme di scrittura.
Il primo metodo di scrittura è il pittografico.
La pittografia è una forma di scrittura dove la cosa vista viene disegnata (pittogramma), si vede un occhio e si disegna un occhio per indicare proprio questa cosa. Se, invece, si vuole indicare, per esempio il concetto di occhio, ossia la visione e si disegna, perciò l'occhio, allora si dice ideogramma. A volte però non è chiaro se il disegno è riferito al pittogramma o all'ideogramma, perchè, non esiste una linea netta di demarcazione. In questi casi si parla di logogramma, ossia segni che indicano parole. I logogrammi sono ancora oggi in uso , ad esempio i segni @, $, hanno per tutte le popolazioni lo stesso significato ma per ognuna, il suono associato è differente. Gli storici hanno collocato l'inizio della scrittura nel 3200 a.C. , circa. Il luogo di origine sembra essere la bassa Mesopotamia per il bisogno di amministrare, contabilizzare e commerciare. Però già nel Paleolitico è presente il fatto che si voleva far durare la conoscenza, perciò si arriva a disegnare ciò che si reputa importante. Non una forma di parola ma di immagine.  Il progressivo sviluppo dell'agricoltura, dell'urbanizzazione e della formazione statale provoca quindi un passo avanti della scrittura. In Oriente si sviluppa la cuneiforme
Questa è realizzata con uno stilo che imprime sull'argilla dei segni particolari; brevi incisioni a forma di piramide i segni che ne derivano fanno ricordare dei chiodini o cunei, da qui il nome. Sono i Sumeri a realizzare questo metodo.  Il numero dei segni sembra che si attestasse sul migliaio. Nel tempo diminuisce e anche la forma si semplifica e, così, si arriva ad avere 4 tipologie di cunei gli obliqui, gli orrizontali, quelli ad angolo e i verticali. All'inizio la cuneiforme è scritta in ordine verticale, dall'alto verso il basso e in presenza di più linee, queste sono allineate partendo da destra verso sinistra. Intorno al XV secolo a.C. si assiste ad una graduale rotazione in senso antiorario dei simboli, assumendo un andamento orizzontale simile alla nostra grafia. Il  motivo di tale cambiamento è ignoto. Con il tramonto delle civiltà mesopotamiche e la presenza di quelle semitiche, II millennio a.C., la scrittura cuneiforme passa nelle mani dei babilonesi e degli assiri. L'insieme delle due è chiamata accadica. Poichè la struttura è sillabica, può essere sfruttata da più lingue come l'ittita, l'elamita( civiltà sviluppatasi tra il III e il I millenio a.C. nell'area in cui oggi si trova l'Iran occidentale, più precisamente nelle regioni del Khuzistan e del Fars.). Da qui partono le scritture dell'antica Persia, ossia quella achemenide. Nelle americhe, si attesta una forma di scrittura risalente al 600 a.C., precisamente in America Centrale nelle culture mesoamericane. Marijas Gimbutas ha registrato che su alcune terracotte, rinvenute nei Balcani e risalenti al 6000/5000 a.C., sono presenti segni di registrazione usati per i riti legati alla Dea Madre. Sembra che quest'ultima forma di scrittura, appartenente alla cultura Vinca, abbia influenzato la forma lineare A cretese. La scrittura sembra  avere diverse origini e sembra essere un bisogno dell'uomo. In alcune culture è stata dettata da bisogni di tipo materiale in altre rituali. Nell'antico Oriente è uno strumento nelle mani di un clero specializzato e di un potere regale per gestire lo Stato. 
La logografia: gli storici hanno ordinato cronologicamente i sistemi logografici ( ad un segno corrisponde una parola), i sillabici ( ad un segno corrisponde una sillaba) e fonetici ( ad un segno corrisponde un suono). I segni egizi, i geroglifici hanno una valenza fonetica.
Nella scrittura geroglifica 
 
si possono distinguere 4 tipi  i geroglifici egizi, quelli anatolici, i cretesi e quelli dei maya. Quelli egizi uniscono elementi sillabici, alfabetici e ideografici. I segni sono generalmente incisi sulla pietra perciò è una scrittura monumentale. La geroglifica è affiancata dalla ieratica, la scrittura corrente realizzata sul papiro. Il termine egizio che indica il geroglifico è mdv ntr, pronunciato medu netier, che significa parola di Dio. Gli antichi egizi attribuivano l'invenzione della scrittura al Dio Thot. Sviluppandosi la scrittura man mano si affina, il numero di segni impiegati diminuisce e la combinazione di essi danno origine a diverse parole. Nascono le scritture sillabiche, dove ogni segno corrisponde ad una sillaba, fino ad arrivare alla fonetica dove per ogni segno si ha un suono. Un esempiio di scrittura sillabica è &(laqno, lineareB). testimonianze di lineare B sono state rinvenute nei territori che anticamente ospitarono la civiltà micenea(XV-X sec.a.C.). Sembra che i primi ad usare la scrittura fonetica siano stati i Fenici. Una tavoletta rinvenuta nel porto fenicio di Ugarit lo testimonia. I nuovi segni fenici sono alla base dell'alfabeto di tutti i popoli mediterranei. Inoltre i greci dell'Asia Minore adottarono i caratteri fenici, creando in seguito, una vera scrittura alfabetica, dove ad ogni fonema(rappresentazione astratta di un suono) corrisponde una lettera. In Italia sembra che siano stati dei coloni di Cuma ad introdurre una versione dell'alfabeto greco. Da qui poi si sviluppano gli alfabeti osco, etrusco, faiisco e latino. Con il cristianesimo e l'evangelizzazione che ne segue, nasce la necessità di creare nuove scritture come ad esempio il cirillico, da San Cirillo( monaco che inizia l'evangelizzazione delle popolazioni slave). In occidente il latino si impone alle altre forme.
Se avete voglia di giocare un pochino vi posto dei link con i quali potete vedere come una parola è scritta con i vari alfabeti, dall'ugaritico al greco, passando per l'egizio, il proto-sinaitico e il fenicio.
Ma facendo un passo indietro vediamo che l'uomo ha sempre sentito il bisogno di comunicare. I modi più antichi si riscontrano nella scrittura per immagini sugli oggetti o l'uso dell'oggetto stesso. Questa forma espressiva è stata a lungo molto diffusa. I popoli primitivi, per ricordare accadimenti particolari, prima di giungere all'uso dei segni usarono oggetti come le reticelle di giunco di alcune tribù australiane, oppure, la Recade. Questo è un bastoncino scolpito ed in uso dagli africani del Dahomey (Benin). 


Per maggiori dettagli molto interessante è la lettura del testo proposto nel link di seguito:
Molto interessanti sono anche i vasi antropomorfi inca
o i famosi calumet della pace degli indiani d'America
Si narra un aneddoto, riportato anche da Erodoto nelle sue "Storie" che: al tempo di Dario I, durante le battaglie contro gli sciiti un giorno  quest'ultimo ricevette uno strano messaggio da un  messaggero. Infatti il re sciita inviò in dono un uccello, un topo, una rana e cinque frecce. Dario interpretò questo messaggio come una resa affermando quanto segue:-"il topo vive sulla terra, la rana sulle sponde dei corsi d'acqua, l'uccello è il cavallo dell'aria, egli è veloce come un cavallo e le cinque frecce indicavano un arco, arma preferita dai guerrieri sciiti-". Perciò dedusse che il popolo sciita dichiarava una resa incondizionata delle terre e dei fiumi. Un dignitario, però, fece un'interpretazione assai diversa:-" a meno che voi persiani non diventiate uccelli e fuggite veloci come loro, oppure topi, che vi andate a nascondere come fanno i topi, oppure non saltiate sulle acque, come fanno appunto le rane, sarete trafitti con le nostre frecce e qui morirete-".
Trentamila anni indietro l'uomo iniziò a raccontare storie usando immagini. Sono un esempio le immagini rupestri. Questo tipo di arte, detta parietale, era un sistema di comunicazione scritta. Si possono ammirare le testimonianze A Lascaux, in Francia, oppure Altamira, in Italia nei pressi di Catania, o in Val Camonica , o in Svezia a Tanum e anche nella valle delle meraviglie, sempre in Francia.
Fino a che l'uomo era nomade e cacciatore era abbastanza difficile che potesse soffermarsi per escogitare un'espressione più complessa della forma verbale. Appena fece il salto di qualità, diciamo così, e divenne stanziale passando da solo cacciatore a raccoglitore, ossia sviluppando una iniziale agricoltura, oltre ad aumentare il quantitativo di risorse di sopravvivenza, inizia a sviluppare una nuova tipologia di comunicazione. Così dalle incisioni rupestri si affina sempre più la tecnica fino ad arrivare ai simboli, ai segni fonetici e all'alfabeto.
I CINESI 
La scrittura cinese è una forma ideografica. Dal nord al sud la lingua parlata varia ma per tutti i cinesi lo scritto è unico.
La prima testimonianza di scritto cinese risale a 3200 anni or sono e ciò, forse, rende il cinese, la forma di scrittura più antica. Il 4% dei caratteri deriva dai pittogrammi il restante è un aggregato logico, cioè che indica il significato, e un composto fonetico, che indica, cioè, l'area semantica di appartenenza e la pronuncia. Il numero di caratteri contenuto nel dizionario Kangxi (dizionario in uso dal XVIII al XIX) sono, circa, 47.035. Oggi giorno si arriva alla soglia di alfabetizzazione se si raggiunge la conoscenza di 2000 caratteri.
Il salto che porta alla scrittura è la fonetica, cioè, i segni rinviano sia al concetto e all'oggetto, sia al suono della parola. li antichi egizi e i sumeri usavano questo modo di espressione. Essi usavano il pittogramma come un nostro rebus.

L'amo e la corona significano amore non pesca o monarchia.
L'adattamento del simbolo al suono è graduale e si affina man mano che si semplificano i segni che dalle sillabe finiscono con l'indicare la singola lettera.
E' d'uso affermare che sono i fenici ad aver inventato l'alfabeto, però ad Ugarit, nel XIV sec. a.C., sono presenti 30 segni, e, nel Sinai, 35. Ogni segno veniva letto con la consonante iniziale dell'oggetto raffigurato. I fenici partono da queste basi e sviluppano un alfabeto consonantico di 22 segni tracciati da destra a sinistra, dove, ogni segno aveva un suono. E' testimonianza di questo alfabeto il sarcofago di re Ahiram di Biblo. Poiché i fenici sono un popolo di navigatori, ben presto la loro forma di scrittura si diffonde rapidamente in tutto iil Mediterraneo Occidentale. In seguito è adottato dai greci che inseriscono le vocali. Dai greci la scrittura fonetica passa agli etruschi e poi ai latini. Possiamo dire che il nostro alfabeto proviene dalla scrittura semitica. Il nome alfabeto deriva da alfa betaaleph e beth (greco). Ogni singolo suono è rappresentato da un segno.
Nella famosa storia di Carroll, Alice si chiede a cosa serve un libro senza figure e dialoghi. In effetti ancora oggi le immagini sono parti molto importanti e a volte essenziali, come nel fumetto.
Nello schema sotto  si vede come è avvenuto lo sviluppo delle lettere dell'alfabeto.


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