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DECIMA PARTE PARTE-DUE DI ASSO HIMALAYA

Lettere dall’Italia per i due in
Ladakh

[1st June 2009] Ormai è un mese che siamo in viaggio:
freddo, caldo, fatica, mal di stomaco e cibo piccante sono ormai
parte delle nostre giornate. Dormiamo ogni notte in un sacco a
pelo, non importa se siamo in tenda, in una guest house, in casa di
qualcuno o solo in una stalla puzzolente (ma calda!!). Ci si lava i
denti con una bottiglia di acqua minerale e ci si lava il resto
solo quando si trova un po’ d’acqua calda. Si lavano i calzini
quando si può e si convive con la polvere come crema
protettiva.
 Per il cibo ci si arrangia: sogno un pezzo di pane bianco
ed una bistecca al sangue, avere un bicchiere di vino e del caffè
non liofilizzato rappresenta un lusso che non è concesso nemmeno
alle nostre faraoniche europee finanze. Enrico si è smagrito oltre
il dovuto e lo sto rimpinzando di uova sode, patate e chapati, il
pane locale. Se non riprende un po’ di peso rischia di essere
portato via dal vento quando si toglie gli scarponi!!
 Siamo qui, ogni tanto sembra di camminare su marte ma non
è male, ci si fa l’abitudine a tutto. Abbiamo scarpe buone. Alle
volte però si ripensa a casa, agli amici, ai familiari o anche solo
al nostro paesello. Noi riusciamo a mandarvi notizie del nostro
viaggio ma possiamo ricevere ben poco. E’ capitato di trovare
qualche internet point ma qui la rete sembra funzionare a carbone e
si riesce solo a leggere qualche mail e qualche titolo dai giornali
on line.Non si capisce un gran che.
 Ora rimarremo un paio di giorni a tirare fiato a Leh, un
pò di rifornimenti, una lavata ai vestiti e qualche notte su un
materasso. Aspetto che il tempo cambi per provare un piccolo
esperimento di cui vi parlerò più avanti. Prego perché la neve si
tolga dalle palle e mi lasci salire un po’ più in alto!!! Ma mentre
siamo a Leh ci piacerebbe leggere qualcosa dall’Italia, qualcosa
dai nostri amici. Sapere cosa pensate del nostro viaggio, se vi
piacciono le nostre storie e le nostre foto ma anche sapere cosa
succede in Italia mentre siamo via.
 Ad essere onesto sono un po’ confuso, quando sono partito
si parlava solo della crisi che sembrava senza speranza per il
nostro paese, ora pare che sia finita se la notizia principale in
Italia riguarda un vecchio di settant’anni che si è portato a letto
una diciottenne piuttosto sveglia. In effetti riuscire a sopportare
una delle pischelle moderne e le loro insopportabili stupidaggini
da teenager viziate è qualcosa che forse merita realmente
l’attenzione nazionale, credo. Chissà come avrà fatto ad
azzittirla?
 Qui in Ladakh, in una regione di confine dove per 40.000
civili abbiamo 170.000 militari, si parla di tutt’altre cose: si
dice che presto l’Impero della Tigre ingaggerà una violenta
battaglia con gli Imperi alleati dell’Aquila e dell’Orso, ma non ho
capito a chi si riferissero. Inoltre qui sono piuttosto preoccupati
che i Talibans del Principe Nero, colui che abbatté le torri e chesi nasconde tra le montagne afgane, prendano il potere ad Islamabad
e conquistino il controllo delle testate atomiche del Pakistan.
Popolazione ingenua, credono basti un leader terrorista armato di
un paio di dozzine di atomiche per distrarre l’attenzione degli
italiani dal culo delle veline e dal teatrino della nostra oscena
classe politica.
 Noi siamo qui, nel mezzo del nulla, tra profughi tibetani,
indiani e musulmani. Siamo a due passi dalla Cina e dal Pakistan ed
il mondo appare diverso. Qui i giovani, i diciottenni,  sono
uno strano misto di culture tra futuro e passato, vestono e si
comportano come i personaggi di un cartone animato giapponese post
atomico mischiando tecnologia d’avanguardia con la polvere delle
strade e la povertà da terzo mondo, atteggiamenti da televisione
con linguaggi antichi e spazi selvaggi. Come nei cartoni animati
hanno un unico vestito che gli fa da uniforme e li distingue, anche
noi abbiamo la nostra grigio verde. Sono confusi come i ragazzi
nostrani ma vivono in un mondo cento volte più folle e più duro. Il
futuro dipende da loro e, sfortunatamente, qui è territorio di
caccia per chimere e spietate sirene.
 Ferro e fuoco come sempre in tasca, testa bassa e scarponi
ben stretti: siamo di passaggio in questa vita e da queste parte
tira aria di cambiamento forte come i venti di montagna. Ho il
sospetto che qualcuno rischi di rimanere con il culo scoperto dalle
nostre parti e ’sto giro non saranno solo le veline.
 Bene, credete che ci manchi casa? Si, forse un pò. Manca
quando cerchi di riposare, quando hai fame di qualcosa di buono e
quando ti senti un po’ solo. Fateci sentire che ci siete e fateci
leggere qualcosa di divertente nella nostra lingua prima di
ripartire!! Serve qualcosa per lo spirito un po’ più frivolo e
nostrano di una mistica preghiera!



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