Trascorse una buona mezz'ora di lunga attesa prima che Laura, Luca e Carlo potessero parlare con qualcuno.
Finalmente, entrò nella sala un uomo. Tutti e tre si girarono e rimasero attoniti, davanti ai loro occhi si presentò un omino piccolo calvo ma con due occhi vispissimi ed un sorriso tipico delle persone scaltre e molto furbe. Guardandolo bene, non si capiva se potesse mettere più ansia o simpatia. Era una questione di pelle, pensò fra sè Laura, comunque a lei ispirava allegria e riverenza. Le ricordava suo padre, non per la somiglianza, ma per la mimica ed il modo di fare, affabile ma rispettoso, accattivante e nello stesso tempo imperscrutabile. Rammentava che spesso con suo papà si sentiva dilaniata tra due sentimenti, forte imbarazzo ma tanto amore.
Decise che si sarebbe fidata di lui. Purtroppo Carlo e Luca non ebbero la medesima opinione anzi, assunsero quasi un atteggiamento di sfida nei confronti di Otto.
"Scusate per i modi non proprio ortodossi, ma i ragazzi hanno frainteso le mie parole. Non era mia intenzione farvi condurre qui in questo modo, ma sapete la gioventù! Spesso, è irruente negli atteggiamenti e non ascolta mai fino in fondo le parole delle persone. Vedete l'altro giorno, quando ho ricevuto il messaggio dove, non ricordo chi di voi, mi si diceva che avreste tenuto voi il manoscritto, decifrato e poi consegnato, non so non mi è sembrato molto cordiale nei miei confronti questo comportamento. Capisco che senza l'aiuto della signorina Laura , sarebbe stato magari più difficile, ma...".
"Scusi", proruppe Carlo. "Sono stato io ad avere questa idea me ne assumo ogni responsabilità, è che...volevo, ero curioso..insomma è stato più forte di me dovevo scoprire il prima possibile cosa ci diceva il documento per capire..."
"Signor Werner," incalzò Laura, "Carlo è una persona impulsiva, da sempre, non riesce a fermarsi a ragionare!..lui parte in quarta e non si ferma fino a che non ha realizzato il suo pensiero, non voleva in alcun modo mancarle di rispetto o altro ha agito, punto e basta!"
"Calmi, tranquilli," rispose Otto, " non posso negare che se mi interpellavate direttamente..., voi conoscete tutti l'uso del cellulare, diamine, ho visto che usate anche Skype, quando siete lontani, insomma non era più carino?"
Carlo ci pensò un po' e quindi, con calma, replicò: " Ok Signor Werner, forse non avrò avuto modi da damerino, forse sarò stato istintivo, forse avrei dovuto consultarla, ma ho creduto che mettendoci di buona lena, tutti insieme, saremmo venuti a capo del mistero molto velocemente e non le avremmo fatto spendere tempo e denaro ulteriori. A mio parere è più che mai una forma di rispetto verso la sua persona che, e non lo abbiamo dimenticato, nessuno di noi, è il nostro mecenate. Se non ci fosse lei niente ricerca, niente scavi nulla di nulla, nada, nisba."
"Ok, prendo per buone tutte le vostre parole, ora veniamo al dunque", ribattè Werner, "ci sono grandi, stupende e frizzanti novità. Non possiamo perdere tempo, come bene avete detto voi, il tempo è denaro e non sono di certo Paperon de Paperoni, anch'io ho i miei limiti, inoltre, siccome ci sono faccende personali che non hanno preso una piega buona, vorrei venire a capo di questa faccenda il prima possibile. Noto, però, che mancano due vostri compagni, la signorina Sara ed Enrico ora li contatterete e direte loro di prendere il primo aereo per Gerusalemme, devono essere qui entro e non oltre domani se no perdete il volo per il Nepal. Ora vi consiglio di andare a rinfrescarvi, mettetevi in ghingheri, si cena alle nove e siete miei graditi ospiti. Mentre attenderemo l'arrivo dei due dispersi, chiamiamoli così, domani vi recherete a fare shopping, serve acquistare l'attrezzatura, vestiario idoneo per la spedizione, insomma tutto l'occorrente. Con voce ferma Otto Werner chiamò David pregandolo di accompagnare i signori nelle stanze loro assegnate e si accomiatò con un grande sorriso.
Subito giunse un ragazzo alto, magro, muscoloso con capelli cortissimi:
"Salve, sono David, David Werner, il figlio di Otto, se volete seguirmi vi indico la strada. Scusate ma mio padre non ama avere servitù dice che è giusto che, anche se ricchi, bisogna essere in grado di fare qualsiasi ruolo e siccome non ha gradito il modo con cui vi abbiamo prelevato mi tocca fare da maggiordomo, spero, però, di non dover essere la vostra balia a Lumbini!"
"Lumbini,chiese Laura, "ma che ci andiamo a fare?"
Tutto a suo tempo, cara! Questa sera, davanti ad un ricco piatto di Harira, mio padre vi spiegherà in ogni minimo dettaglio. Arrivati di fronte alle stanze David si accomiatò pronunciando il tipico saluto, famoso in tutto il mondo,
SHALOM
Commenti
Posta un commento