Buona giornata a tutti oggi voglio trattare un tema che, poiché genitore di due splendidi ragazzi di sedici e neo diciotto anni, vivo quotidianamente. La crisi adolescenziale e quella genitoriale.
Non so quanti di voi siano genitori, come non conosco il numero di voi lettori, che ha figli adolescenti, però è un tema secondo me molto interessante perché a volte mi trovo a pronunciare queste parole: "se ci fosse un libretto di istruzioni, wow!... Come sarebbe tutto più semplice!
Ricordo che quando frequentavo le superiori, studiavo filosofia, psicologia e pedagogia (molto utili per cercare di capirsi e capire ciò che ci circonda) e provavo a vedere se per caso quello che trovavo scritto nelle varie teorie di questi illustri personaggi fosse vero.
Mi è rimasta fissa nella mente la problematica adolescenzial. Da quel che rammento cercavo di scorgere quei sintomi, tanto declamati, per sincerarmi se anch'io vivevo lo stesso tipo di "problema". Ho messo tra virgolette problema perché in realtà, forse, siamo più noi, mondo adulto, che ha scordato, non so se per comodo o per costrizione altrui, il nostro Peter Pan. In effetti non vedevo in me nulla di errato capivo che dovevo decidere qualcosa che prima o poi una strada mi si sarebbe aperta, però, visto che erano infinite quelle che scorgevo, soffrivo la paura di sbagliare questa benedetta scelta e questo, ragazzi, mi procurava ansia, sconcerto e titubanza così forti che finivo con il non prendere alcuna decisione e lasciavo che il tempo passasse. Ad un certo punto presi la saggia decisione, che tutt'oggi seguo, forse basta vivere e se si parte da un altro punto di vista risulta più semplice.
Quindi cosa feci? In particolare nulla, ma, decisi di capire quali azioni mi avrebbero fatto proprio finire male, non so: rubare, diventare una tossicodipendente, un'alcolista, per scartarle apriori. Una volta compiuta questa cernita per tutto ciò che veniva, se mi interessava o mi incuriosiva, mi dicevo: "perché no?"
Intanto il più delle volte ero sbagliata, perciò visto che la vita era la mia, avevo deciso di correre questi rischi.
Per essere sincera anche il matrimonio o il diventare mamma, ad esempio non sono state scelte ben ponderate e maturate sono state possibilità che ad un certo punto hanno bussato alla mia porta e ho deciso di abbracciare. Questo mio modo di agire non fondato sulla programmazione, mi ha reso serena e continuo a comportarmi così. E' più forte di me ma non riesco a decidere prima cosa posso o devo. Viene e io provo. Al massimo che può accadere? Devo poi pagare delle conseguenze, saranno pesanti? Ok, ci provo, poi vedrò e deciderò. Molti mi diranno che così non va bene bisogna avere un ideale, un punto fermo, io li avevo e li ho ancora oggi non è detto che vivendo in questo modo si è immaturi e superficiali ma, secondo me, si decide solo di non voler vivere a tutti i costi come se fosse tutto un lavoro pesante duro che toglie il fiato e ti paralizza.
Ecco nei miei figli vedo questo, però, rispetto a noi, loro stanno vivendo in un periodo di transizione generale dove anche noi, i grandi, i maturi, hanno perso le antiche certezze e brancolano un pochino intimoriti senza ben sapere il cosa, il come, il perché ed il chi.
Inoltre sto appurando che se da un lato la società sta abbandonando gli antichi pensieri, dall'altro non riesce proprio a cancellare le brutte abitudini, anzi oserei quasi affermare che si stanno come amplificando. Siamo più egoisti ed egocentrici, il mio è, e deve essere, meglio del tuo; ci stiamo rifugiando sempre più nel materialismo (quanti di noi non desidera il nuovo tipo di smartphone o l'ultimo iphone, i viaggi poi! Ma sai questa estate vado a Timbuctù, poi tornando indietro, quasi quasi al volo prendo quell'aereo e raggiungo le Hawaii, infine non so se acquistare quel bel Suv 4x4, o quella mercedes che ha una linea così sexy). Possiamo avere problemi, come si suol dire, della madonna che se in una vetrina vediamo qualcosa entriamo in uno stato di tristezza e paranoia perché ci sentiamo gli sfigati (chiedo scusa per il termine ma è proprio così) di turno che non può permetterselo. Qual'è la fine di tutto questo? Qual'è la classica domanda che i più pronunciano? "Ma questa è vita, così? No"
Anche per quanto riguarda i figli non è che vada meglio. Non ho ancora incontrato un genitore sincero che osa ammettere che il proprio figlio non è la bella statuina creata ad immagine e somiglianza come noi vorremmo: a scuola voti tra l'otto ed il dieci (compresa la condotta); nello sport, se è un maschietto che gioca a calcio, è la futura promessa, non fuma, non beve, le canne (gli spinelli) non sa nemmeno cosa siano, una marea di ragazze lo rincorrono, è, praticamente, un libro aperto che racconta ogni singolo pensiero, insomma tutto tranne quello che realmente non è.
In questo modo, quando in casa il genitore è solo con se stesso e si sofferma a guardare il suo gioiello vede solo quello che realmente non è, quindi l'adulto lo considera un fallimento per se stesso e per il povero giovane che chissà che fine farà, un demotivato, un senza scopi e senza sogni, un anarchico sterile, debole ramoscello che la prima pioggerellina primaverile spezzerà irrimediabilmente. Ma è proprio così? Sono poi così negativi questi giovani o siamo noi che li vogliamo vedere e vivere in questo modo acuendo la fase adolescenziale facendola sfociare in un problema grave ed irrisolvibile?
Innanzitutto vediamo bene questa adolescenza e questo momento storico.
Attualmente la società intera sta vivendo un periodo di migrazione verso una nuova era dove gli antichi valori sembrano aver perso qualsivoglia consistenza e senso di realtà. Stiamo andando verso un nuovo modo d'ordine, a mio modesto giudizio, e contemporaneamente noi adulti abbiamo un comportamento piuttosto rigido verso questa fase di rinnovamento. Sembra quasi che abbiamo il timore di abbandonare la strada vecchia per intraprendere quella nuova. Sappiamo che è ineluttabile ma è più forte di noi, tentiamo di opporci a questo cammino che alla fin fine non è altro che una conversione del cuore e della mente. Questo atteggiamento cosa provoca se viene rapportato con i giovani? Indecifrabilità generazionale. E' sempre esistita ma oggi è più marcata perchè, a differenza nostra, loro la conversione la stanno già cavalcando, loro sono su questa tavola da surf che cadendo e ricadendo imparano a cavalcare e a tagliare quando l'onda è troppo pericolosa, irruente o alta. Noi abbiamo il nostro passato, un futuro, ma quale? ed un presente, loro hanno solo un presente ed un futuro. Gli antichi ideali politici, l'impegno di lotta, l'impegno sociale, l'impegno in generale, come lo abbiamo vissuto noi, oggi non c'è più o per lo meno esiste ma in forma differente e noi non vogliamo vedere questo, perciò, continuando a basarci sui nostri metri ovvio che non vediamo i loro anzi in loro non vediamo che il nulla.
So, adesso, che vivo da madre che sicuramente anche la mia ha vissuto questo periodo, complicato si, ma affascinante perché se noi continuiamo a dare loro la certezza del nostro amore senza mai vacillare (è dura farcela eh! perché lo sconforto ogni tanto ti assale) con il dialogo e la presenza, alla fine ci si trova uniti più di prima.
Questa è la mia convinzione e la mia forza che cerco di trasmettere loro per dare forza a scegliere, capendo anche che quel che è giusto per me non è detto che lo sia per loro.
In ultima analisi consiglio di leggere, per chi è interessato, questo sito DONBOSCOLAND, quindi questo LA PEDAGOGIA CLINICA, poi IL GIORNALE DELLE SCIENZE PSICOLOGICHE STATE OF MIND, infine il libro di Michele Serra "Gli sdraiati", che a sua volta mi è stato consigliato da mia sorella.
Ecco una sinossi di questo scritto :
Un viaggio tra ironia e riflessioni di un padre che non ritrova più suo figlio. Da una parte ci sono i ragazzi , questo manipolo di sconosciuti e misteriosi, dall'altra i genitori. Nel mezzo i conflitti, le titubanze, le paure, i sensi di colpa, l'ostilità di entrambi.
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