Quanto alcuni di noi hanno sofferto questa disciplina? Quante volte abbiamo affermato che è una materia ostica, odiosa ed incomprensibile?
Troppi studenti vedono solo tutte queste difficoltà senza provare ad andare oltre!
Sin dai primi anni di scuola è sempre stata il mio tallone di Achille, più proseguivano gli studi e più trovavo e provavo repulsione distacco e difficoltà. Quando poi mi sembrava di aver finalmente compreso l'arcano del tutto, come per incanto arrivava quel particolare punto che mi rifaceva cadere nel buio, in quell' angolo di mistero e sofferenza e il senso di frustrazione aumentava fino a raggiungere vette imperiose, il morale crollava e mi sentivo la più tonta tra i tontoloni. Ore ed ore di ripetizioni non servivano a nulla il vuoto assoluto e l'oblio mi circondavano.
Qualche anno fa bazzicavo nella biblioteca civica della mia piccola cittadina in cerca di un libro che mi ispirasse e fui colpita dal romanzo, che ho già presentato in una mia recensione, "L'uomo che vide l'infinito: Srinivasa Ramanujan", e fui talmente colpita che decisi di voler sapere di più. Fu così che iniziai a leggere vari libri che trattavano la storia delle vite di vari matematici dove, inesorabilmente, spiegavano anche parti di quella materia che nell'epoca scolastica mi ha dato tantissimi problemi.
Ora non so se perché sono maturata, oppure , credo che sia soprattutto per questo, perché non c'è più l'obbligo perentorio di imparare e dover dimostrare a qualcuno il mio studio, magicamente molti punti che ritenni astrusi ed impossibili per me si dimostrarono semplici, logici ineluttabili.
In questi giorni ho iniziato a leggere il libro "Matematica allegra" di Angelo Luigi Fiorita.
Visualizza
Poiché è di pubblico dominio ecco dove potete scaricarlo per leggerlo su un vostro dispositivo:
Ci sono dei punti molto interessanti che vorrei proporreInnanzitutto devo avvisare che il libro in questione venne scritto da Angelo Fiorita scrittore, poeta e giornalista italiano vissuto tra la fine del 1800 e la prima metà del novecento.
Partecipò ad entrambe le guerre mondiale e nel periodo di pace intercorso tra i due eventi bellici laureato in matematica pura. Poiché in un bombardamento perse due figli, alla fine dell'ultimo conflitto iniziò a scrivere libri rivolgendosi ai giovani.
Infatti anche in queste pagine l'autore, che parla in prima persona, spiega come un dialogo con i giovani studenti delle suole medie inferiori e superiori il fascino di coloro che hanno creato i fondamenti della matematica e della geometria Talete, Euclide, Pitagora, Archimede, Erone, Tolomeo arricchendo la narrazione con episodi di vita di questi studiosi antichi ma ancora oggi presenti e fondamentali, ed alcuni suoi pensieri sul come funziona la scuola o come non funziona
Innanzitutto la lettura inizia con la presentazione del perché ha scritto questo libro e a chi lo dedica:
Chiacchierata in breve per i miei lettori:
Miei cari ragazzi,
ho scritto questo libro proprio per voi...
La matematica piace a molti ma è poco gradita a ci le preferiscono altre materie...
Ho voluto scrivere un libro..un'esposizione leggera, leggera che parte dalle origini della numerazione ai problemi matematici vivi del giorno di oggi...
Raccontando la matematica ne risulta una storia divertente del periodo di grande splendore degli antichi greci e oltre.
Un aneddoto simpatico riguarda Pitagora e del come giunse al suo famoso teorema:
Si narra che Pitagora avesse una casetta a Crotone e un bel giorno volendola terminare chiamò un vasaio, famoso per aver lastricato con bei quadratini colorati le più belle case della città.
La sua dimora era formata da alcune stanze con forme e dimensioni differenti. Chiese di usare per ciascuna mattonelle di diversi colori.
Deciso il colore, dovettero pattuire i costi. Ecco che si presentò alla vista del vasaio il vestibolo, la stanza triangolare e le due stanze quadrate, quindi, il resto.
A questo punto Pitagora chiese all'uomo quante piastrelle occorrevano e perciò quanto avrebbe dovuto sborsare. Il vasaio rispose che non lo sapeva così su due piedi, però, aggiunse, occhio e croce stimava che il vestibolo e le due stanze quadrate occupassero la stessa superficie, necessitando perciò dello stesso numero di mattonelle.
Pitagora esclamò che non era possibile ciò in quanto entrambe le due camere erano più piccole del vestibolo. L'altro replicò che svolgendo da più di trent'anni questo lavoro aveva un po' di pratica ed occhio e a questo sommariamente si era affidato.
Saggiamente il matematico si affidò a quelle parole però gli chiese di contare il numero di piastrelle che sarebbero servite sia per entrambe le stanze sia per il vestibolo. Una volta terminato il lavoro il vasaio proclamò che il numero era uguale, ossia per la prima stanza quadrata erano occorse 900 piastrelle, per la seconda 1600, mentre per il vestibolo 2500 quindi sommando il numero delle due stanze il risultato coincideva con quello dell'altro spazio in questione.
Pitagora non ebbe pace per alcuni giorni fino a che l'ultimo giorno di lavoro prese il vasaio e gli disse che sapeva il motivo per cui per le due camere piccole erano servite lo stesso numero di piastrelle impiegate nel vestibolo.
L'uomo gli rispose che era grazie al colpo d'occhio, lui si basava su quello, ma Pitagora gli rispose enunciando, per la prima volta, il teorema che porta il suo nome.
Il motto caro al filosofo matematico era "I numeri sono l'essenza delle cose".
Seguono poi altri aneddoti simpatici; per esempio anche per Archimede che è passato alla storia con la sua esclamazione EUREKA.
L'intero libro è composto da 56, 814 parole, scritte con un lessico semplice e chiaro si legge nel giro di due, tre ore che sono di grande relax.
Commenti
Posta un commento