Buon giorno a tutti, come ben sapete questo blog collabora con AGIRE, agenzia italiana risposta alle emergenze. Sono contenta di poter collaborare per essere di aiuto alle persone che attraversano momenti di estrema difficoltà. Molto gentilmente la settimana scorsa sono stata invitata a Roma, presso la Sala Mercede della Camera dei deputati per assistere alla riunione annuale delle ONG, dove è stato reso pubblico il rapporto sul loro operato e sui finanziamenti. Ho partecipato con estremo interesse perché, come cittadina, volevo capire e vedere più da vicino queste realtà. Perciò ora vi informo di quanto è stato discusso nelle tre ore di riunione. Trovo che sia giusto farvi sapere, perché i cittadini collaborano con le loro donazioni alle emergenze, quindi essere trasparenti e avere notizie direttamente è, a mio avviso, un bene. Mi auguro di farvi cosa gradita e dopo questo articolo proporrò una breve storia delle ONLUS e delle ONG, così da essere maggiormente coscienti quando decidiamo di rispondere con una donazione il giorno che in questo blog proporrò la richiesta. Spero, sinceramente, che non avvenga mai perché ciò significherebbe che la situazione mondiale, sotto l'aspetto geopolitico ed ambientale, sta volgendo ad un miglioramento.
Lavorare nell'ambito
della solidarietà è da una parte molto appagante perché senti che
il tuo operato non è uno impegno fine a se stesso, infatti può
contribuire a migliorare la vita di altre persone, dall'altra, però,
può anche essere altamente distruttivo. Molti miei amici lavorano
nel sociale, il CEIS, per esempio, ed ho notato che dopo svariati
anni alla fine, nel loro intimo più profondo, nasce e si annida una
forte tristezza e delusione perché vedono che la maggioranza dei
loro sforzi non sempre è sufficiente per combattere i problemi che
affliggono, ormai da troppo tempo, il nostro mondo, in generale, ed
il nostro paese in particolare.
Spesso in casa ci
troviamo a considerare che c'è tanto egoismo, ci sembra, quasi, che
la povertà, il disagio, e più in generale, il deficit umanitario
sia voluto dai potenti perché, solo così, la piccola
elite dominante riesce a tenere in vita il suo status quo.
Detta in parole
spicciole, mantenere in gran povertà, ad esempio l'Africa, per gli
Stati capitalistici è un grosso aiuto perché, così, si crea una
classe umana pronta a tutto pur di sopravvivere; i fatti lo
dimostrano: ormai sono arrivata, come diceva il nostro magnifico
Dante Alighieri, “nel mezzo del cammin di vita mia” e dove mi
trovo?
Partecipo ad una riunione
di persone che impiegano il loro tempo a cercare di dare una mano a
coloro che , per motivi diversi, conducono un'esistenza quotidiana ai
margini e con grossi problemi per la sopravvivenza.
Meno male che, comunque,
ci sono persone così, questo è quello che mi ha stimolato ad aprire
e continuare a scrivere il mio blog. Analizzando la nostra storia ed
il nostro presente spero di far comprendere che se vogliamo, tutti
noi abbiamo la possibilità di rendere il nostro mondo un posto bello
per tutti.
Ma ora passo a parlare
della riunione a cui ho assistito e che ho trovato molto
interessante. Mi dilungherò un po' ma è necessario.
IL
VALORE DELL'AIUTO
Il 25 giugno, come ormai
da cinque anni, si è svolta a Roma, presso la Camera dei Deputati,
la presentazione del rapporto “Il
valore all'aiuto”.
Voglio però partire
dalla frase finale presa da Voltaire che ha pronunciato la
giornalista, presente come moderatrice, Carmen Lasorella:
“il
problema non è l'abbracciare le nuove idee, ma è lasciare le
vecchie”.
Il vecchio problema, che
assilla la nostra Nazione, purtroppo sussiste ancora ed è la non
attuazione da parte del nostro governo di leggi e riforme in
svariati ambiti tra cui c'è, anche, l' aiuto umanitario.
Da ciò che ho sentito è
emersa una nazione divisa in due, da una parte lo Stato, manchevole
sotto tanti punti di vista al punto che riesce persino a perdere i
contributi che l'Europa elargisce a tutti i paesi che sono impegnati
nel lavoro umanitario così si vede che ci sono Stati che
percepiscono, monetariamente parlando, maggior contributi pur
occupando posti inferiori nell'attività umanitaria rispetto
all'Italia. Infatti poiché i nostri politici non hanno ancora
realizzato un programma dove vengono ben delineati i ruoli, le
competenze e le strategie, i fondi non vengono ben sfruttati e così
il nostro rapporto di intervento viene vissuto dall'Europa come
azione marginale.
Però ben sappiamo che
noi italiani, anche se dobbiamo ancora crescere nel nostro modo di
vivere le diversità, (religiose, razziali e di genere), siamo un
popolo che è costantemente a stretto contatto con il problema
umanitario e ci impegniamo moltissimo su questo fronte. Sono
cresciuta sentendo parlare di immigrati. Tutti noi conosciamo Mare
Nostrum e quante persone ogni giorno, o quasi, raggiungono le
coste delle nostre isole perché fuggono da situazioni di estremo
malessere. A volte reagiamo in modo poco altruistico, presi anche
dalla disperazione di vederci soli a far fronte a questo grandissimo
problema umanitario, però alla fine ci rimbocchiamo le maniche.
Qualche tempo fa, ora non
ricordo se è passato un anno o qualcosa di più, accadde che era
giunta nella notte una di quelle carrette che trasportava, uomini
donne e bambini, disperati al punto di abbandonare tutto per cercare,
anche a costo della vita, di avere una possibilità. I miei genitori
abitano in Francia, al confine con l'Italia e mia madre, a tal
proposito, mi raccontava che molti degli immigrati arrivano al
confine francese, cercando di entrare, perché, forse, hanno parenti,
ma nel momento in cui uscivano dalla stazione e provavano a camminare
per strada i gendarmi li prendevano e bastonandoli li ricaricavano
sui treni diretti per l'Italia.
Addirittura mi narrò che
un giovane ragazzo di colore era andato in un panificio per comperare
una baguette, il pane a filone tipico francese. Non è riuscito
nemmeno a uscire dal panificio che subito dei poliziotti si
avvicinarono e dandogli una manganellata dietro l'altra lo caricarono
sul treno intimandogli di tornare in Italia perché loro non vogliono
morti di fame per le loro strade. Mia madre rimase scioccata dalla
violenza e dalla cattiveria di questi gendarmi.
E' vero che anche da noi
c'è stato qualcuno che ha provato a voler varare leggi dove si dava
la possibilità di interventi militari contro le carrette di mare
così da costringerli a cambiare rotta e non farli approdare sulle
nostre coste. Però ora noi, che siamo stati, e ancora oggi lo
facciamo, un popolo di migranti come possiamo mai assumere
comportamenti simili? Non possiamo dimenticare quanti nostri
connazionali hanno abbandonato il paese per cercare una vita degna
di essere chiamata tale! Proprio in onore ed in ricordo di tutti
costoro dobbiamo essere aperti e dare il nostro aiuto.
Devo anche aggiungere che
se da un lato lo Stato e anche le fondazioni non sono proprio
magnanime il singolo cittadino, invece, sta dimostrando
una prontezza ed una capacità umanitaria incredibile. Dal
rapporto numerico spiegato e presentato dal Signor Marco Bertotto
direttore di AGIRE, per capire meglio andate su questa pagina e
vedrete l'infografica* possiamo notare quanto segue:
com'è a tutt'oggi la
situazione mondiale :
è raddoppiato il numero
di persone colpite da disastri, si sono triplicati i fondi richiesti
dalle agenzie umanitarie, e sono stati raccolti solo il 60 % di
soldi in più tenendo conto che:
50 milioni di persone
sono in fuga, il 18% di costoro sono minori, questo è il numero più
alto dal dopo guerra;
ci sono stati, dal 2008
al 2012 1000 disastri umanitari, circa;
2 miliardi di persone,
1/3 della popolazione mondiale, ha vissuto catastrofi e sta subendo
uno stato di sofferenza, o è a rischio di vita o di mancanza di
dignità personale.
Una piccola
anticipazione, che però deve essere ancora confermata e sarà resa
pubblica intorno al mese di settembre, si nota che nel 2013 c'è
stata una ricrescita dei fondi degli aiuti umanitari che sfiora la
quantità percepita nel 2010. Nel dettaglio possiamo dire che:
Il giorno 24 giugno a New
York è stata presentata un'anteprima dei dati dell'anno appena
trascorso. Il 2013 ha visto una ricrescita degli aiuti umanitari, si
parla di 22 miliardi di dollari, circa, dove il 5,6 proviene dai
fondi di privati il restante 16,4 dagli Stati.
Ora vado a spiegare a
sommi capi le immagini dell'infografica per farvi capire bene la
situazione.
Cliccando sul link sottostante potete vedere l'infografica:
Nella prima immagine
della slide salta all'occhio il numero 17, 03 miliardi di
dollari che è il valore globale degli aiuti umanitari dell'anno
2012, ossia i trasferimenti dei soldi provenienti da donazioni
private e dai governi, che i vari Paesi hanno raccolto e poi
trasferito alle Nazioni bisognose per conflitti o disastri
ambientali. In questa somma non viene compreso l'importo che ogni
governo, dentro ai suoi confini, mette a disposizione per affrontare
il bisogno umanitario nazionale e l'ammontare che proviene dai
trasferimenti di fondi raccolti dall'estero ma donati dai loro
connazionali per l'emergenza del loro paese di origine. Una
peculiarità: i primi ad intervenire negli aiuti sono le stesse
comunità colpite dall'emergenza stessa. Di seguito vediamo come sono
composti questi aiuti.
Ci sono due cifre, 4,10
e 12,93 miliardi di dollari.
La prima quota proviene
da donazioni di privati (singoli cittadini, fondazioni ed aziende),
l'altra dai Governi, quindi pubblica.
Gli aiuti pubblici:
il 75% delle donazioni
proviene dai governi che si suddividono in due categorie Paesi DAC, i
paesi donatori classici che appartengono all'OCSE e i paesi NON DAC
che rientrano nella categoria dei nuovi Paesi donatori.
Gli Stati DAC sono tutte
quelle nazioni che fanno parte del Comitato di aiuto allo sviluppo.
Il DAC è un comitato specializzato dell'OCSE che ha il compito di
coordinare le attività internazionali di supporto allo sviluppo
economico e sociale sostenibile. Riguarda, in particolare, tutti
quei Paesi che sono in via di sviluppo. Il DAC ha la sede a Parigi e
si riunisce 15 volte l'anno e può anche rivolgere, agli Stati
membri, raccomandazioni. Il numero degli Stati membri del DAC è 23
Il 93% dei fondi proviene
dai Paesi DAC il restante, il 7%, dai NON DAC. Però stanno
diminuendo i contributi dei Paesi DAC e stanno aumentando quelli dei
NON DAC
I paesi più generosi
negli aiuti umanitari sono:
gli Stati Uniti, che
risultano essere il primo paese donatore con 3,9 miliardi di dollari
di donazioni, nel 2012
segue l'Unione Europea
con 2,7 miliardi se però si aggiungono, ai valori delle Istituzioni
europee, i contributi in assistenza umanitaria degli Stati membri
dell'Unione Europea, allora l'Europa balza al primo posto.
I fondi privati:
Le analisi sui fondi
privati si basano su stime perché manca un vero database.
Le categorie di donatori
privati sono le aziende, le fondazioni e i singoli cittadini.
Questi ultimi hanno
raccolto, nel 2012, l'82% delle donazioni, generalmente
contribuiscono con il 72%. La dimensione privata vede in prevalenza
il cittadino anche perché il contributo generalmente viene dato in
cache mentre aziende e fondazioni erogano beni e non risorse
economiche.
Come sono spesi i
soldi delle donazioni:
il 53% è indirizzato ai
canali multilaterali, cioè vengono trasferiti alle agenzie
internazionali; il 24%
alle ONG; l'11% ai canali
bilaterali, ossia i governi; il 7% alla Croce Rossa.
Dove vanno gli aiuti:
anche qui si possono
notare delle divisioni una parte viene impiegata in quegli Stati che
vivono una situazione di emergenza costante e conclamata, ad esempio
il Sudan che ha percepito 6 miliardi circa nel 2011, quindi ci sono i
Paesi meteora dove ci sono crisi di breve durata, come Haiti, che ha
subito una catastrofe ambientale e ha richiesto un'ingente somma di
aiuti.
L'apporto degli aiuti sta
aumentando ma non segue l'aumento della richiesta, che è sempre
maggiore.
Nell'analisi degli aiuti
si può notare una peculiarità:
l'aiuto umanitario è
soggetto ad un effetto, definito da coloro che lavorano in questo
settore, “effetto Hollywood”, ossia una crisi che
ha una forte ridondanza mediatica e muove empatia e commozione
riceve una maggior attenzione e quindi maggior volume di donazione.
Questo fa si che non
sempre la distribuzione dell'aiuto segua l'applicazione del principio
umanitario che dice a ciascuno secondo i suoi bisogni.
Perciò se si analizza
l'aiuto pro capite si può notare che ci sono divergenze incredibili
al punto che
ogni individuo che ha
vissuto lo Tsunami nel 2005 ha percepito, all'incirca, 3750 dollari,
Haiti, 956 dollari,
Filippine, 60 dollari
l'africano orientale che
vive una continua esistenza di emergenza finisce con il ricevere solo
20 dollari. I bisogni sono gli stessi ma i meccanismi intorno alla
macchina degli aiuti fa si che non vengono elargiti alla pari gli
aiuti e così si crea un'errata distribuzione anche se si tenta di
bilanciare e correggere.
Il ruolo dell'Europa
negli aiuti:
L'Europa aiuta pochissimo
l'Italia sul fronte del contenimento dei flussi che arrivano ai
nostri confini, comunque spende l'1% del suo budget comunitario in
assistenza umanitaria, dal 2010 spende più di un miliardo di euro
all'anno. Generalmente un euro su sette viene investito sulle crisi
umanitarie dimenticate e la partizione dell'ammontare segue l'analisi
dei bisogni umanitari.
Oggi c'è in sede europea
un dibattito aperto perché si vuol vedere quanti Stati membri
possono continuare a far fronte all'impegno finanziario, stilato per
gli anni 2014/2020, nei confronti dell'assistenza umanitaria.
L'Europa segue tre canali
di riferimento:
il 47% dei fondi viene
dato a un insieme di partner accreditati, 170 di cui 14 sono italiani
il 44% alle Nazioni Unite
il restante a organi come
la Croce Rossa
Le ONG italiane
situazione:
Come
importanza europea troviamo che la prima ONG italiana occupa
l'undicesimo posto ed è COOPI. Nei primi 5 si trovano OXFAM del
Regno Unito; SAVE THE CHILDREN, sempre inglese; ACF, della Francia;
ACH della Spagna; IRC del Regno Unito.
Le ONG in Europa che
ricevono maggiori fondi, per far fronte agli aiuti umanitari, sono del
Regno Unito e della Francia che percepiscono il 50% dei fondi. La
nostra Nazione, raccoglie il 5% trovandosi al sesto posto, dopo
Germania, Spagna ed Olanda.
C'è,
però, da dire che l'Italia è il terzo paese contributore, ossia
capace di raccogliere più fondi.
Perché questo divario?
In
Europa vige il principio di universalità del bilancio comunitario
che prevede che non c'è una corrispondenza diretta tra la
contribuzione di un Paese e l'accesso di quel Paese ai fondi
europei, ossia se dai due non è detto che prendi due.
La
disparità è dovuta dalla capacità della Nazione di mostrarsi
competitiva sul piano internazionale per ricevere fondi.
Ci
sono quindi in Italia vari e veri problemi logistici, dimensionali
finanziari di preparazione degli individui che operano nel campo,
delle strutture, dello scarso impegno del nostro governo ad attuare
delle leggi che regolamentino gli aiuti umanitari; il nostro governo
non spende in favore delle sue ONG, in Inghilterra ad esempio sono
stati stanziati fondi che raggiungono la ragguardevole cifra, di
circa, 360 milioni di sterline in due anni (2011/2014). Questo fa si
che, ovviamente, investendo sulle proprie ONG, queste poi diventano
più competitive in campo internazionale e si accaparrano maggiori
fondi. Questa è una gravissima carenza della politica italiana che
dovremmo assolutamente colmare visto la grandissima partecipazione
anche del cittadino negli aiuti umanitari.
Perciò
investire in questo campo non è buttare via soldi ma arricchire, se
in Italia venissero stanziati fondi statali pari agli investimenti
dell'Italia in Europa, la nostra Nazione avrebbe diritto di percepire
180 milioni di euro in più, rispetto a quello che abbiamo ricevuto
sino ad oggi. Questo darebbe maggior importanza, rispetto e risonanza
alle nostre forze impegnate nel settore.
Il
nostro Stato deve imparare a sostenere le sue organizzazioni e non
solo. Deve imparare ad investire nella scuola, nel mondo del lavoro
nel mondo dell'arte e della cultura, nella società. Siamo una
nazione ricca di storia e di cultura e se vogliamo portare avanti con
fierezza la nostra bandiera non bastano solo gli sforzi dei singoli
individui deve esserci una squadra che lavora proprio per aiutare gli
individui.
NOTA BENE:
Nel 2012 l'ammontare dei soldi ricevuti da tutti i governi del mondo, impiegato, poi, nelle missioni di soccorso è EQUIVALENTE alla spesa che ha affrontato da solo il Brasile per i mondiali di calcio di questo anno.
L'ammontare ricevuto dal MAE per l'assistenza italiana, nell'anno 2012, è meno del 1%, ossia 214 milioni di euro circa, contro i 26,4 miliardi di euro investito dal governo italiano in spese militari (fonte: Agire/ SIPRI). Il MAE, Ministero degli Affari Esteri, ha affidato alle sue ONG solo 4 milioni per gli interventi umanitari a fronte di una spesa di 64,3 milioni di euro. Meno male che le nostre ONG sono aiutate dai fondi privati e dalle agenzie delle Nazioni Unite e dalla Commissione Europea.
Per altri approfondimenti vi segnalo le seguenti pagine:
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