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L'ARTE DEL CAZZEGGIO


Buona sera a tutti è da qualche giorno che sono assente. Non sempre riesco a scrivere perché se si vuole realizzare un buon lavoro ci vuole il suo tempo. A volte è proprio questo che scarseggia. Comunque in questi giorni di silenzio ho composto altre poesie e tra loro ho scelto di condividere con voi, miei compagni di rete, questa piccola composizione un po' burlona.

Mi capita di trascorrere giornate dove veramente mi volano le ore senza, alla fine, aver concluso nulla di importante. Secondo, ogni tanto, ci può anche stare! Insomma, non si può essere sempre impegnati in attività serie o in lavori, bisogna anche staccarsi da tutto. Cosa c'è di meglio se non il cazzeggio?
Come termine, per coloro che non lo sanno, è di origine incerta facendo una piccola ricerca in rete ho trovato queste due semplici spiegazioni che mi sono permessa di copiare pari pari:

  • Cazzeggiare è verbo recente, non appartiene alla buona etichetta ma è disinvoltamente usato per definire il “parlare a vanvera”, il “fare discorsi oziosi” e soprattutto il “lasciarsi andare a chiacchiere superficiali su argomenti seri”; e poi anche, in senso più ampio, il “tirare in lungo”. Si applica, nell’uso, oltre che alle parole, ai comportamenti; ma anche ai film, agli spettacoli, a una trasmissione televisiva, a una partita di calcio: dovunque c’è un comportamento inconcludente. Se ne cerchiamo l’origine, un buon dizionario ci rimanda a cazzeggio, che a sua volta trae la sua origine, lo vogliamo o no, da cazzo. E qui si ferma la nostra ricerca etimologica, perché di quest’ultimo lemma non si conosce l’origine, sebbene sia oggi uno dei più utilizzati nella nostra lingua parlata, e abbia dato vita ad un’intera famiglia di variazioni e derivazioni: da cazzone a cazzerellone, passando per cazzata e cazzabubbolo.
  • Quanto a cazziare, come tutti sanno, non è una variante di cazzeggiare, sebbene la parentela sia sempre la stessa. Anzi, qui non c’è nulla d’inconcludente: c’è una sonora sgridata, una strigliata, un duro rimprovero, un’energica lavata di testa. È infatti la traduzione italiana del verbo napoletano cazzià, che significa tutte queste cose.
  • Per tranquillità dei muratori e di tutto il mondo dell’edilizia va in fine chiarito che invece cazzuola non appartiene a quest’area lessicale. Proviene dall’arcaicocazza, che a sua volta nasce dal tardo latino cattia e significa semplicementemestolo: tutt’altra minestra.

  • da I nuovi vocaboli del dialetto napoletano, Pulcinella 291.forum free:
  • Cazzeggiare ,termine di dubbia origine,traducibile con: “stare in giro senza fare nulla di preciso”o "Parlare a vanvera; perdere il tempo in chiacchiere sciocche e vane"
  • Inoltre vi consiglio anche di leggere questo Pdf dal titolo: Osservazioni sul gergo dei giovani napoletani, molto interessante.
  • Comunque è una parola che alla fin fine fa risaltare benissimo il concetto del dolce far niente. A me e assai simpatica e la preferisco, perché più goliardica, ai suoi sinonimi come inconcludente, perditempo. Mi sembrano questi ultimi dei rimproveri severi tipici dei genitori.
  • L'altra sera ero sul divano in fianco alla mia dolce metà che non aveva proprio voglia di fare niente se non stare spaparanzato gustandosi un fresco ghiacciolo, così,  mi è venuto in mente questo termine. Parlando si è formato nella mia mente l'inizio di questa piccola ode al cazzeggio. 

Dedicata a

C'è chi lavora indefessamente e chi cazzeggia eternamente. Si può così enunciare per coloro che sono maestri nel cazzeggiare:

Fare o non fare? Questo è il problema! E' meglio oggi lavorare o...a domani rimandare? Non so se sia più opportuno che tra tutti i lavori ne faccia qualcheduno, oppure che continui nel dolce far niente, fregandomene altamente

  • L'arte del cazzeggio
Cazzeggiare 
non è un termine volgare
è solamente
la voglia di trastullarsi nel dolce far niente.
Di sicuro il cazzeggio non è virtù per il popolino
che lottare tra miseria e fame è il suo destino.
Anticamente, la storia fa notare,
nobili e borghesi,  maestri nel non fare,
tra feste sontuose
e dimore maestose,
tra svariati banchetti
e munifici pranzetti
si trastullavano nel dolce far niente
fregandosene dei problemi della gente.
I tempi ora son passati
ma i vizi son restati 
 e ancora oggi si può notare
che il cazzeggio a certe persone non può mancare
così, facendo finta di essere super indaffarati
e sempre impegnati,
continuano a tenere il popolino
in quell'eterno ed angusto angolino.
Non a caso il cazzeggio
 fa rima con borseggio!
Nei grandi reami 
nessuno mai ha voglia di menare le mani!



La nobile arte del cazzeggio: Un programma geniale per risolvere tutto rimandando all'infinito (Saggi)

Anteprima


In ultimo vorrei segnalarvi un libro di John Perry dal titolo La nobile arte del cazzeggio.

Sapete tutti che c'è il famoso detto non rimandare a domani quel che puoi fare oggi, oppure, chi dorme non piglia pesci. Il professor Perry, docente di Filosofia  alla Stanford University e conduttore televisivo del programma Philosophy Talk, ha scritto, usando uno stile anglosassone, questo breve volumetto per aiutare tutti coloro che hanno il vizietto di procrastinare eterne situazioni.
 Nella vita ci sono compiti da realizzare c'è chi si butta a pesce per portarlo a termine nel più breve tempo possibile, chi, invece, è pignolo e si mette subito all'opera ma ingigantendola, a volte, più del dovuto e chi che è consapevole dei tempi di consegna ma si fa prendere totalmente da altri pensieri rimandando in eterno l'esecuzione. I motivi di tale comportamento possono essere o mania di perfezionismo oppure disinteresse totale e svogliatezza completa. Se si appartiene alla sfera del perfezionismo, Perry, consiglia di scomporre gli obbiettivi, così ci si intimorisce di meno, e si riesce a portare a temine il compito assegnato. Comunque che si sia un perfezionista o no di certo l'essere dei procrastinatori non è una virtù perciò bisogna lavorare sul proprio carattere per cercare di migliorarsi. 
Se appartenete a questa categoria ecco qui una guida messa a punto da Andrea Giuliordi, ingegnere appassionato di crescita personale.

Di seguito propongo un articolo della Dottoressa Michela Rosati, psicologa e psicoterapeuta: 

Infine dalla pagina della psicologa Anna Zanon:
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